La vera
storia della mail art, di Romano
Peli, Italia 2014
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Fotografia tratta da una mostra di Mail Art organizzata dal C.D.O. di Parma |
È un nuovo linguaggio artistico creato con il mezzo
postale e che si fa cassa di risonanza, allargava linguaggi già storicizzati
come la minimal art, il futurismo, il fluxus, la poesia visiva, visuale,
concreta e sonora, la polipoesia. Nasce l'arte per corrispondenza.
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Lo storico mailartista Romano Peli negli Archivi Internazionali del C.D.O. di Parma |
Il critico
americano Ed Plunket titolava nel 1962 “New York Correspondence School of Art”
tutto il lavoro che l'artista americano Ray Johnson svolgeva per corrispondenza
fin dagli anni '40; e precisamente dal 1943 come documenta il “North Carolina Catalogue”. Nasceva in questo
modo la Mail Art, subito sostenuta dagli artisti statunitensi. Friedman,
Banana, Zach, Gaglione, Mew, Hit, Mollet, i quali a loro volta coinvolgevano
gli artisti sud americani Vigo, Zabala, Marx e più tardi gli artisti europei
Peli, Versari, Ferrò. Ma era Ray Johnson a capeggiare questi costruttori della
nuova forma d'arte e a dare ad essa grande forza propulsiva. La “mail art” si
sviluppava così in modo sorprendente essendo (anzi risultando) la forma d'arte
più libera e democratica al mondo. Nella mail art possono esservi inclusi certi
influssi popartistici, di arte minimal concettuale, strutturale e di poesia
visiva, visuale e concreta di polipoesia. Affidati alla macchina postale
internazionale, i linguaggi della Mail Art brulicano sul pianeta Terra
invadendo spazi inconsueti e inimmaginabili all'arte, trattandosi di prodotti
artistici precari e a volte effimeri appunto come l'arte postale, modificando addirittura
l'uso delle normali comunicazioni. Sfruttando questa cassa di risonanza, la
mail art favorisce il diffondersi delle idee, i confronti culturali e i modi di
vivere e sentire l'arte e la vita. Da uno scambio diretto iniziale tra artista
e artista si è passati negli anni alla divulgazione dei linguaggi della mail
art, che consistono nel creare delle personali comunicazioni artistiche spesso
rivolte a strati più larghi di popolazione.
C'è il
linguaggio quotidiano, tolto di peso da quello corrente dei mass media, con le
conseguenti e prevedibili implicazioni di sdoppiamento e smarrimento... ma c'è
anche il linguaggio documentaristico, espressivo, propagandistico., dove si
sviluppa una forte tendenza verso un linguaggio politico (antinucleare,
pacifista, non violento) né quello epistolare o catenistico (catene vere e
proprie di gruppi di nome ai quali inviare il proprio messaggio, esportando il
destinatario a non interrompere la catena pena la morte ecc.) .
Nascono così
collages, poesie, lavori d'arte dequalificati, francobolli, timbri, progetti da
sviluppare, richieste di scambi, convegni postali, inviti ad esibizioni,
proposte di giochi, ecc. Tutta questa enorme massa di idee e realizzazioni, in
parte riecheggianti le avanguardie storiche e neo, viene inoltrata attraverso
le normali vie delle poste internazionali, treni, navi aereo, camion,
bicicletta, ecc. contrastanti verso entrambe. In ogni modo si può sostenere che
le radici storiche della Mail Art sono il coagulo di determinati movimenti,
tendenze artistiche: principalmente tre sono state le aree della sua
provenienza: il fluxus, la New York Correspondence School, il Nouveau Realisme.
Ma non sono da escludere residui di linguaggi che in qualche modo si richiamano
al Lettrismo, al Dadaismo e al Futurismo. Non
occorre però credere che si tratti di arte spedita per posta, ma invece
di arte creata per mezzo postale, il quale non rimane estrinseco all'operazione
di linguaggio, entrando anzi nella stessa sua struttura.
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Michaela Versari del C.D.O. di Parma |
Di
conseguenza a tutto ciò in Italia gli artisti Romano Peli e Michaela Versari si
assumevano la responsabilità (con autorità) di divulgare e far conoscere la
mail art con tre grandi operazioni artistiche: nel 1977 un convegno postale
intitolato “First International Postal Encounter Art Worker of the Visual
Communications”, da Parma; nel 1978 C. D. O – Parma Mail Art (Comunicazioni
Postali) da 26 Paesi del mondo, in collaborazione con il comune di Parma,
dedicata agli artisti trentini Schmid e Senesi scomparsi tragicamente il 15
Aprile 1978; da Mantova una grande esibizione internazionale ospitata nella
casa del Mantegna con 400 lavori di Mail Art, video, diapositive, collage,
libri, riviste e performance fatti e inviati per posta da 140 artisti di 28
Paesi comprensivi di un dibattito internazionale su 13 comunicazioni postali.
Intanto nel mondo proseguiva “Spazial Poem” dell'artista giapponese Mieko
Shiomi. Ma è nella Biennale Internazionale d'Arte di Venezia che si registra la
prima presenza ufficiale della Mail Art con una chiamata della Svizzera a
Romano Peli, Michael Versari, Antonio Ferro e al filosofo Mario Perniola. Nel frattempo dalle file degli artisti che
vanno per la maggiore emergono personaggi come Beuys, Ben, Brecht, Filliov,
Spoerri, Andersen interessati dalla Mail Art. A seguire i francesi Daligani,
Amiard, Thenot, Forest, Blaine, Roualdes, Fischer; degli olandesi Carrion,
Huisman, DE Rook, Summers; dell'australiano Terry Reid; dei Belgi Van Geluwe e
Bleus; del canadese Trace; dei cecoslovacchi Klivar e Büchler; dei danesi
Olsen, Andersen e Lomholt; dei salvadoregni Choen ed Escobar; del finlandese
Malen; dei polacchi Bzdok, Ryszard, Petasz, Rypson e Partum; dei tedeschi
Anker, Staek, Rehfeldt, Machert, Kalmann, Richter, Hann; degli spagnoli Pino,
Mata, Pagnin, Medina, Cristobal, Figueres; degli svedesi Nakaima e Lundadabank;
degli svizzeri Bailly Armleder [Arhleder?], Fiorentino, Bottinelli, Shill,
Maidan, Ross; degli inglesi Smith, Scott, Crozier, Bradley, Wilson, Orridge
[Oaridge?], Crowcroft e Maine; degli austriaci Gruber, Kaufmann ed Erti. Della
Mail Art si occuparono per lungo tempo giornali, riviste sia nazionali che
internazionali e principalmente il Corriere della Sera, La Repubblica, La
Stampa, Il Messaggero, Il Giornale di Sicilia, L'Espresso, La Gazzetta di
Parma, L'Europeo, La Voce Repubblicana, Il Resto del Carlino, L'Avanti,
L'Unità, Quest'arte, Bolaffi Arte, Flash Art, Parma Mese, La Gazzetta di
Mantova, Artes Visuales (Messico), Bulletin Mensuel Centre Pompidou,
Parallelogramme, Il Globo, Commonpress (Polonia); Umbrella (Usa); Ovum (Sud
America); Fandangos (Lussemburgo); la Rai. Gli artisti che in Italia hanno
praticato la Mail Art vanno da nomi prestigiosi a nomi semisconosciuti, ma
tutti conosciutissimi nel circuito della Mail Art: Miccini, Minarelli, Patella,
Verdi, Diotallevi, Andrade, Pretoliani, Gallingani, Goldoni, Perfetti, Spatola,
Cavellini, Niccolai,Pachetti, Biasci, Baroni, Lusignoli, Mesciulam, Maggi,
Frangione, Battisti, Simoni, Maldini, Xerra, Tacchella, Castalso [Castaldo?],
Mansoni, Pignotti, Peli, Becciani, Versari, Danon, Ronchi, Rossi, Talpo,
Raponi, Venuti, Chiarantini, Franceschi, Pedrotti, Discalzo, Gini, Petruccelli,
Casali, Bedeschi, Turco, Grassi, Adalgiso, Postal, Romeo, Corsini, Stagnaro,
Rosamilla, Fontana, Fiorentini, Tondi, Ermini, Luigetti, D'egidio, Marino,
Salvia, Mancini, Da Riz, Conti, Scirpa, Pedicini, capuano, Da Rosa, Maffei,
Lizio, Chiarlone, Bini, Zito, Bettineschi, Binga.
Molti di loro
si sono dedicati a creare francobolli, archivi, mostre, riviste, timbri, libri.
Importantissimo
il ruolo del C. D. O. di Parma, diretto
da Romano Peli e Michaela Versari italiani, il primo spazio in Italia aperto al
pubblico con mostre, performance, ecc.
Oggi, come 12
anni fa, ancora la stessa domanda si affaccia sulla storia dell'arte: quale
futuro per la Mail Art? In qualche modo si può dire che è “facebook” ad essere
in prima posizione per sostituirsi ad essa. Potrebbe però prefigurarsi un
diverso (ma più improbabile) futuro: la conversione della Mail Art nell'arte
ufficiale e la sua collocazione in posizione storica di estrema neoavanguardia
o extramedia, ma anche di allettante “pozzo” di idee da immettere sul mercato e
nelle gallerie d'arte, con la pubblicazione del 1° manifesto internazionale
della arte postale (giungo 1982 Mail Art) Romano Peli e Michaela Versari del C.
D. O. Di Parma (Italia) fecero assumere alla stessa una importanza storica
notevole. Il manifesto pubblicato in 500 copie in inglese e in italiano su
carta fluorescente controfirmato da 24 mail artisti di varie nazioni fece il
giro del mondo. Ecco i nomi dei firmatari: Graciela Marx (Argentina) Guillermo
Deisler (Bulgaria), Anna Banana (Canada), Daniel Daligand (Francia); Klaus Groh
(Germania); Robin Crozier (Inghilterra); Michael Scott (Inghilterra); Vittore
Baroni, Alfredo Casali, Achille Cavellini, Giovanni Fontana, Mino Lusignoli,
Eugenio Miccini, Enzo Minarelli, Romano Peli, Lamberto Pignotti, Michaela
Versari per l'Italia; Ulises Carrion (Olanda); Vanna Salati (Svezia).
Romano Peli