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giovedì 15 agosto 2019

La vera storia della Mail Art - di Romano Peli, 2014

La vera storia della mail art, di Romano Peli, Italia 2014

Fotografia tratta da una mostra di Mail Art organizzata dal C.D.O. di Parma

È un nuovo linguaggio artistico creato con il mezzo postale e che si fa cassa di risonanza, allargava linguaggi già storicizzati come la minimal art, il futurismo, il fluxus, la poesia visiva, visuale, concreta e sonora, la polipoesia. Nasce l'arte per corrispondenza.

Lo storico mailartista Romano Peli negli Archivi Internazionali del C.D.O. di Parma

Il critico americano Ed Plunket titolava nel 1962 “New York Correspondence School of Art” tutto il lavoro che l'artista americano Ray Johnson svolgeva per corrispondenza fin dagli anni '40; e precisamente dal 1943 come documenta il  “North Carolina Catalogue”. Nasceva in questo modo la Mail Art, subito sostenuta dagli artisti statunitensi. Friedman, Banana, Zach, Gaglione, Mew, Hit, Mollet, i quali a loro volta coinvolgevano gli artisti sud americani Vigo, Zabala, Marx e più tardi gli artisti europei Peli, Versari, Ferrò. Ma era Ray Johnson a capeggiare questi costruttori della nuova forma d'arte e a dare ad essa grande forza propulsiva. La “mail art” si sviluppava così in modo sorprendente essendo (anzi risultando) la forma d'arte più libera e democratica al mondo. Nella mail art possono esservi inclusi certi influssi popartistici, di arte minimal concettuale, strutturale e di poesia visiva, visuale e concreta di polipoesia. Affidati alla macchina postale internazionale, i linguaggi della Mail Art brulicano sul pianeta Terra invadendo spazi inconsueti e inimmaginabili all'arte, trattandosi di prodotti artistici precari e a volte effimeri appunto come l'arte postale, modificando addirittura l'uso delle normali comunicazioni. Sfruttando questa cassa di risonanza, la mail art favorisce il diffondersi delle idee, i confronti culturali e i modi di vivere e sentire l'arte e la vita. Da uno scambio diretto iniziale tra artista e artista si è passati negli anni alla divulgazione dei linguaggi della mail art, che consistono nel creare delle personali comunicazioni artistiche spesso rivolte a strati più larghi di popolazione.

C'è il linguaggio quotidiano, tolto di peso da quello corrente dei mass media, con le conseguenti e prevedibili implicazioni di sdoppiamento e smarrimento... ma c'è anche il linguaggio documentaristico, espressivo, propagandistico., dove si sviluppa una forte tendenza verso un linguaggio politico (antinucleare, pacifista, non violento) né quello epistolare o catenistico (catene vere e proprie di gruppi di nome ai quali inviare il proprio messaggio, esportando il destinatario a non interrompere la catena pena la morte ecc.) .
Nascono così collages, poesie, lavori d'arte dequalificati, francobolli, timbri, progetti da sviluppare, richieste di scambi, convegni postali, inviti ad esibizioni, proposte di giochi, ecc. Tutta questa enorme massa di idee e realizzazioni, in parte riecheggianti le avanguardie storiche e neo, viene inoltrata attraverso le normali vie delle poste internazionali, treni, navi aereo, camion, bicicletta, ecc. contrastanti verso entrambe. In ogni modo si può sostenere che le radici storiche della Mail Art sono il coagulo di determinati movimenti, tendenze artistiche: principalmente tre sono state le aree della sua provenienza: il fluxus, la New York Correspondence School, il Nouveau Realisme. Ma non sono da escludere residui di linguaggi che in qualche modo si richiamano al Lettrismo, al Dadaismo e al Futurismo. Non  occorre però credere che si tratti di arte spedita per posta, ma invece di arte creata per mezzo postale, il quale non rimane estrinseco all'operazione di linguaggio, entrando anzi nella stessa sua struttura.

Michaela Versari del C.D.O. di Parma

Di conseguenza a tutto ciò in Italia gli artisti Romano Peli e Michaela Versari si assumevano la responsabilità (con autorità) di divulgare e far conoscere la mail art con tre grandi operazioni artistiche: nel 1977 un convegno postale intitolato “First International Postal Encounter Art Worker of the Visual Communications”, da Parma; nel 1978 C. D. O – Parma Mail Art (Comunicazioni Postali) da 26 Paesi del mondo, in collaborazione con il comune di Parma, dedicata agli artisti trentini Schmid e Senesi scomparsi tragicamente il 15 Aprile 1978; da Mantova una grande esibizione internazionale ospitata nella casa del Mantegna con 400 lavori di Mail Art, video, diapositive, collage, libri, riviste e performance fatti e inviati per posta da 140 artisti di 28 Paesi comprensivi di un dibattito internazionale su 13 comunicazioni postali. Intanto nel mondo proseguiva “Spazial Poem” dell'artista giapponese Mieko Shiomi. Ma è nella Biennale Internazionale d'Arte di Venezia che si registra la prima presenza ufficiale della Mail Art con una chiamata della Svizzera a Romano Peli, Michael Versari, Antonio Ferro e al filosofo Mario Perniola. Nel frattempo dalle file degli artisti che vanno per la maggiore emergono personaggi come Beuys, Ben, Brecht, Filliov, Spoerri, Andersen interessati dalla Mail Art. A seguire i francesi Daligani, Amiard, Thenot, Forest, Blaine, Roualdes, Fischer; degli olandesi Carrion, Huisman, DE Rook, Summers; dell'australiano Terry Reid; dei Belgi Van Geluwe e Bleus; del canadese Trace; dei cecoslovacchi Klivar e Büchler; dei danesi Olsen, Andersen e Lomholt; dei salvadoregni Choen ed Escobar; del finlandese Malen; dei polacchi Bzdok, Ryszard, Petasz, Rypson e Partum; dei tedeschi Anker, Staek, Rehfeldt, Machert, Kalmann, Richter, Hann; degli spagnoli Pino, Mata, Pagnin, Medina, Cristobal, Figueres; degli svedesi Nakaima e Lundadabank; degli svizzeri Bailly Armleder [Arhleder?], Fiorentino, Bottinelli, Shill, Maidan, Ross; degli inglesi Smith, Scott, Crozier, Bradley, Wilson, Orridge [Oaridge?], Crowcroft e Maine; degli austriaci Gruber, Kaufmann ed Erti. Della Mail Art si occuparono per lungo tempo giornali, riviste sia nazionali che internazionali e principalmente il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Giornale di Sicilia, L'Espresso, La Gazzetta di Parma, L'Europeo, La Voce Repubblicana, Il Resto del Carlino, L'Avanti, L'Unità, Quest'arte, Bolaffi Arte, Flash Art, Parma Mese, La Gazzetta di Mantova, Artes Visuales (Messico), Bulletin Mensuel Centre Pompidou, Parallelogramme, Il Globo, Commonpress (Polonia); Umbrella (Usa); Ovum (Sud America); Fandangos (Lussemburgo); la Rai. Gli artisti che in Italia hanno praticato la Mail Art vanno da nomi prestigiosi a nomi semisconosciuti, ma tutti conosciutissimi nel circuito della Mail Art: Miccini, Minarelli, Patella, Verdi, Diotallevi, Andrade, Pretoliani, Gallingani, Goldoni, Perfetti, Spatola, Cavellini, Niccolai,Pachetti, Biasci, Baroni, Lusignoli, Mesciulam, Maggi, Frangione, Battisti, Simoni, Maldini, Xerra, Tacchella, Castalso [Castaldo?], Mansoni, Pignotti, Peli, Becciani, Versari, Danon, Ronchi, Rossi, Talpo, Raponi, Venuti, Chiarantini, Franceschi, Pedrotti, Discalzo, Gini, Petruccelli, Casali, Bedeschi, Turco, Grassi, Adalgiso, Postal, Romeo, Corsini, Stagnaro, Rosamilla, Fontana, Fiorentini, Tondi, Ermini, Luigetti, D'egidio, Marino, Salvia, Mancini, Da Riz, Conti, Scirpa, Pedicini, capuano, Da Rosa, Maffei, Lizio, Chiarlone, Bini, Zito, Bettineschi, Binga.
Molti di loro si sono dedicati a creare francobolli, archivi, mostre, riviste, timbri, libri.
Importantissimo il ruolo del C. D. O.  di Parma, diretto da Romano Peli e Michaela Versari italiani, il primo spazio in Italia aperto al pubblico con mostre, performance, ecc.

Oggi, come 12 anni fa, ancora la stessa domanda si affaccia sulla storia dell'arte: quale futuro per la Mail Art? In qualche modo si può dire che è “facebook” ad essere in prima posizione per sostituirsi ad essa. Potrebbe però prefigurarsi un diverso (ma più improbabile) futuro: la conversione della Mail Art nell'arte ufficiale e la sua collocazione in posizione storica di estrema neoavanguardia o extramedia, ma anche di allettante “pozzo” di idee da immettere sul mercato e nelle gallerie d'arte, con la pubblicazione del 1° manifesto internazionale della arte postale (giungo 1982 Mail Art) Romano Peli e Michaela Versari del C. D. O. Di Parma (Italia) fecero assumere alla stessa una importanza storica notevole. Il manifesto pubblicato in 500 copie in inglese e in italiano su carta fluorescente controfirmato da 24 mail artisti di varie nazioni fece il giro del mondo. Ecco i nomi dei firmatari: Graciela Marx (Argentina) Guillermo Deisler (Bulgaria), Anna Banana (Canada), Daniel Daligand (Francia); Klaus Groh (Germania); Robin Crozier (Inghilterra); Michael Scott (Inghilterra); Vittore Baroni, Alfredo Casali, Achille Cavellini, Giovanni Fontana, Mino Lusignoli, Eugenio Miccini, Enzo Minarelli, Romano Peli, Lamberto Pignotti, Michaela Versari per l'Italia; Ulises Carrion (Olanda); Vanna Salati (Svezia).

Romano Peli

Romano Peli nel 1976

Firme, in occasione di un incontro sulla Mail Art a casa del Prof. Mario Perniola, filosofo allora docente di Estetica all'Università di Salerno - Morlupo (Roma) 1976